ALLO SPECCHIO (2009)

Titolo: Allo specchio

Anno: 2009

Casa discografica: Atlantic

Tipo: Inedito

Valutazione personale (da 1 a 5): 

 

I Nomadi:

Beppe Carletti - Tastiere
Cico Falzone
- Chitarre
Daniele Campani
- Batteria
Danilo Kakuen Sacco
- Voce e Chitarra
Massimo Vecchi
- Basso e Voce
Sergio Reggioli
- Violino e Percussioni

 

 

 

 

 

 

 

 

Le canzoni:

- Lo specchio ti riflette (El espejo te delata) ( Turtoro (Ca)/Carletti (C)/Campani (A)/adattamento in spagnolo di P. Donés Cirera )

- La dimensione ( Mei (C)/Carletti (C)/Cerquetti (A)/Vecchi (A) )

- Prenditi un po' di te ( Vattai (Ca)/Carletti (C)/Vecchi (A) )

- In questo silenzio ( Mei(C)/Carletti (C)/Cerquetti (A)/Vecchi (A) )

- Qui ( Carletti (C)/Petrucci (Ca)/Reggioli (A) )

- La vita è mia ( Tagliatti (C)/Martellieri (C)/Reggioli (C)/Falzone (A)/Carletti (A)/Arveda (A) )

- Senza nome ( Vecchi (Ca)/Carletti (C)/Sacco (A) )

- Non so io ma tu ( Greghi (C)/Munari (C)/Falzone (C)/Carletti (A)/Sacco (A)/Arveda (A) )

- Il ballo della sedia ( Sacco (Ca)/Carletti (C)/Vecchi (A) )

- Il nulla ( Campani (Ca)/Carletti (C)/Sacco (A) )

- Lo specchio ti riflette ( Turtoro (Ca)/Carletti (C)/Campani (A) )

- Due re senza corona (Bonus track dell'album scaricato da iTunes)

 

Recensione: Quando non ci si stufa mai di ascoltare e riascoltare un disco, questo vuol dire una sola cosa: ci troviamo davanti ad un grande album. È questo il caso di "Allo specchio", il lavoro di inediti dei Nomadi uscito a ben tre anni di distanza dall'ultimo, "Con me o contro di me".

"Allo specchio" è un disco straordinariamente vivo, fresco, profondo, avanti cinquant'anni rispetto ad album di ventenni come il vincitore di un Sanremo ormai svuotato di ogni senso musicale, Marco Carta. I Nomadi sfruttano al massimo il loro esser grandi musicisti, e ci regalano allora un altro grande lavoro, che ovviamente non sarà apprezzato come dovrebbe dal pubblico italiano, noto ormai per il palato fine - forse troppo... - (Carta, Arisa, Povia... e chi più ne ha non ne metta, perché non se ne può più...)

Dopo un'introduzione dal retrogusto amaro, andiamo ad analizzare l'album nella sua interezza:

Si comincia subito col singolo, "Lo specchio ti riflette (El espejo te delata)", nella versione a mio parere riuscitissima con il duetto in italiano-spagnolo con Jarabe de Palo. La canzone inizia con un riff di violino che subito cattura, e prosegue in un arrangiamento niente male, non troppo latineggiante come si preannunciava. La parte in spagnolo è molto bella, e si sposa alla perfezione con la canzone. Anche il passaggio, nell'ultimo ponte, dalla voce di Jarabe a quella di Danilo è bello. "Lo specchio ti riflette" è uno dei singoli più azzeccati degli ultimi anni. Unica nota stonata... la voce dei bambini, forse evitabile...

La seconda canzone è "La dimensione". Che dire? Un inno alla vita, che va quasi ad eclissare, nella bellezza totale della canzone, altri pezzi dei Nomadi che parlano più o meno della stessa cosa. Qui l'approccio è diverso... il testo è bello, la musica altrettanto. Splendido poi l'assolo finale di chitarra acustica di Cico.

"Prenditi un po' di te" è scritta anche dalla giovane Marzia Vattai, già nel giro Nomadi da qualche anno. Il testo affronta la situazione di una donna schiava dell'amore, un vero e proprio grido d'orgoglio femminile. Si comincia con un intro di pianoforte con a seguire la voce di Danilo, accompagnata, subito dopo, dall'entrata degli altri strumenti. Ad un primo ascolto, la canzone mi è parsa un po' troppo semplice nella struttura, ma riascoltandola ho dovuto rivalutare - e tanto - questa canzone; al ritornello subentra subito una bella parte strumentale, dove spiccano chitarre e tastiere.

La quarta canzone è la prima delle due cantate da Massimo: "In questo silenzio" è un bel pezzo rock, una delle canzoni del disco che subito ti rimangono nella testa. Il ritornello è molto bello... veloce, pieno e adatto a Massimo. Bella anche la parte musicale nel ponte prima dell'ultimo ritornello, con una chitarra di Cico davvero interessante. 

E arriviamo così ad una delle canzoni più "profonde" dei Nomadi: "Qui" è un pezzo davvero bellissimo, e come già accennato da altri eseguito in maniera quasi teatrale da un Danilo straordinario. Pianoforte e violino dominano magistralmente la canzone insieme alla già citata splendida voce di Danilo. Nel testo un amore sfiorato, "...passato ad un passo..." e sfuggito... per questo una canzone profonda e davvero struggente.

In "La vita è mia" si riparte da un violino più veloce, in un riff riuscito, che viene poi accompagnato, durante tutta la canzone, dalla fisarmonica di Beppe. Se in "Prenditi un po' di te" si esortava una donna a reagire, a riappropriarsi di se stessa, in questa il messaggio è più globale... un grido a far nostra la vita, la nostra vita. Il merito di questa canzone è di avere una carica davvero notevole, soprattutto nel ritornello grazie all'aggressiva voce di Massimo.

La settima canzone è "Senza nome": penso che questo brano abbia uno degli inizi più belli non solo delle canzoni dei Nomadi, ma della musica italiana in genere. Chitarra in un giro straordinario, con un sottofondo di piano che sarà presente lungo tutta la canzone. Il testo parla di una guerra inspiegabile come sempre, e di chi ci ha rimesso la vita come Giovanni Pezzullo e tutte le vittime civili e militari; è a tutti loro che è dedicata questo bellissima canzone.

"Non so io ma tu" è una canzone che parla di sogni da realizzare, e un argomento così fa sempre bene. Bel riff di chitarra, strumento che rimane molto presente in tutta la canzone, con un bel cambiamento tra il primo ritornello (con un Danilo "soft") e i successivi, dove la voce di Danilo si alza notevolmente.

Molto bello anche il nono brano: "Il ballo della sedia" è un gran bel blues, con un ritornello assolutamente riuscitissimo. La musica è ottima per tutta la canzone, la voce di Danilo straordinaria come sempre, e l'argomento è attuale; se "Senza nome" è stata dedicata, nel libretto del cd, a Giovanni Pezzullo, penso che anche in questa canzone i Nomadi avrebbero potuto faro lo stesso con qualche politico: il problema sarebbe sorto quando, per i troppi nomi dei politici ai quali dedicarla, ci si sarebbe ritrovati tra le mani non un libretto di un cd, ma un manuale di Scienze Politiche (all'italiana). Tornando alla musica... bene anche i cori gospel.

Alla decima traccia troviamo una sorpresa: un pezzo interamente suonato al computer, "Il nulla", che inizia con un richiamo di flauto, che poi accompagnerà l'intera canzone. Il testo parla dell'indifferenza nei confronti delle malattie mentali, un argomento che varrebbe davvero la pena affrontare anche a livello istituzionale e culturale. I Nomadi ci mettono il loro... e creano, grazie anche ad un'atmosfera molto cupa e suggestiva, una canzone particolare e profonda.

Torna all'undicesima traccia il singolo, "Lo specchio ti riflette", questa volta interamente in italiano. Buona idea, utile soprattutto per la presentazione del disco in tv in assenza di Jarabe de Palo.

C'è anche una dodicesima canzone in "Allo specchio". Si tratta di "Due re senza corona", disponibile soltanto per chi scarica il disco dal sito I-Tunes. Tralasciando il fatto se sia stato giusto o sbagliato (per me sbagliato) regalare questa canzone a chi scarica il disco e non a chi lo compra in un negozio, "Due re senza corona" va a coronare - gioco di parole non voluto - questo stupendo disco. Si comincia con un arpeggio di chitarra seguito da due buone strofe, e un ritornello molto bello e pieno di musica. Peccato si debba pensare a questa canzone, in fondo, come una bonus-track, perché il pezzo è davvero bello, e come detto va a completare un album che è senza dubbio uno dei migliori lavori dei Nomadi.

Chiusa l'analisi del disco, con una promozione a pieni voti, non ci resta che complimentarci ancora una volta con un gruppo che, con 46 anni di storia alle spalle, è ancora fresco e addirittura musicalmente avanti di decenni rispetto a giovani "artisti" che si affacciano sul panorama musicale italiano. I Nomadi, in questo disco, sfruttano in pieno la loro esperienza musicale, non sbagliando un colpo. Un disco come questo non può non piacere, e a chi reputa questo lavoro commerciale (mi pare di averlo letto sul forum), paventando la sua enorme esperienza "nomadiana" già dai tempi di Augusto, non si può che consigliare una sola cosa: non seguire più i Nomadi, perché se mi si viene a parlare di commerciale in un disco come questo, allora due sono le cose... o si è prevenuti, per chissà quale motivo, verso il gruppo, o più semplicemente di musica non si capisce assolutamente nulla.

Grandi Nomadi, quindi, che vanno ad arricchire con una chicca la loro straordinaria discografia, e grazie per averci regalato ancora una volta dei pezzi di vita in musica. E che musica...

 

Guido Pacitto

 

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